La chirurgia orale tradizionalmente comprende una vasta gamma di attività, quali chirurgia rigenerativa, chirurgia endodontica, chirurgia dei tessuti molli, estrazioni, e rimozione di neoformazioni.

    Con la chirurgia rigenerativa si possono ricostruire i tessuti ossei e mucosi persi nel tempo per processi patologici o di riassorbimento; tipici sono gli interventi di innesto osseo da effettuare prima degli interventi implantologici, necessari per poter fornire all’impianto che dovrà essere inserito il supporto di materiale osseo necessario alla tenuta dell’impianto nel tempo.

    L’endodonzia chirurgica è la tecnica con la quale si crea un accesso alle radici dei denti il più piccolo possibile, eseguendo un lembo e un varco osseo di qualche millimetro necessario per portare in evidenza le radici, per poi essere tagliate in punta (apice radicolare) e otturate.

    La microendodonzia chirurgica coinvolge sia la chirurgia che l’endodonzia ed è eseguita per il trattamento di malattie della polpa non curabili con l’endodonzia ordinaria; i risultati migliori si possono ottenere solo con l’ausilio del microscopio operatorio che evidenzia il campo a 20-30 ingrandimenti; con la microendodonzia chirurgica molte volte si riesce a conservare i denti destinati all’estrazione nei casi di fallimento della terapia endodontica tradizionale (conosciuta come devitalizzazione).

    La principale chirurgia dei tessuti molli è la chirurgia del frenulo; nella bocca vi sono numerosi frenuli (i più importanti sono i frenuli mediani superiore e inferiore delle labbra e il frenulo linguale) che costituiscono le inserzioni accessorie di altrettanti muscoli; se il frenulo è troppo corto può interferire con il movimento delle strutture a cui è legato oppure con la protesi mobile, rendendola instabile. L’intervento è molto breve, eseguito in anestesia locale e la guarigione avviene generalmente senza complicanze dopo 10 giorni.

    La chirurgia parodontale si propone di rigenerare i tessuti ricostruendo un supporto osseo adeguato sui denti colpiti da parodontosi; attualmente è possibile rigenerare osso e mucose per salvare i denti o per aumentare la quantità di osso per inserire un impianto.

    Durante la normale attività ambulatoriale l’intervento predominante è però l’estrazione di denti normalmente colpiti da carie o malattia paradontale: il meccanismo d’azione della prima è relativamente noto a tutti, mentre la seconda (conosciuta anche come piorrea) causa la caduta del dente in quanto i tessuti di sostegno paradontali si “ritraggono”; in alcuni casi l’estrazione è richiesta dal piano di trattamento impostato, in quanto funzionale a trattamenti successivi, ed è comunque quasi obbligatoria in caso di fratture alla radice dei denti; particolare attenzione è richiesta per i pazienti in attesa di trapianti o sotto terapia chemioterapica: in questi casi, eventuali complicanze batteriche derivanti da denti di incerta guarigione, potrebbero minacciare seriamente lo stato di salute del paziente, le cui difese immunitarie siano indebolite da terapie antirigetto o chemio; in questi casi, è assolutamente preferibile “sacrificare” i denti estraendo quanto non sia assolutamente certo di guarire.

    La chirurgia orale si occupa infine anche della rimozione di neoformazioni, termine utilizzato per le cisti dei mascellari e tumori di testa e collo.

    Gli interventi in questi casi sono estremamente variabili in funzione del tipo ed estensione della neoformazione e della sede, ma generalmente di portata limitata, riservando gli interventi più complessi al chirurgo maxillo-facciale in reparti ospedalieri.